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Considerazioni e riflessioni sulla metodologia di calcolo per la verifica del rispetto delle soglie d'usura

 

Con riferimento alle vertenze per usura promosse avverso le banche insorgono in sede penale, con maggior rilievo e criticità, perplessità sui principi, criteri e modalità da adottare nella verifica del rispetto della soglia d’usura.  

I dubbi e i diversi punti di vista, che frequentemente contrappongono i Consulenti Tecnici di parte, nella proficua dialettica che si sviluppa nelle riunioni peritali – trascurando l’opposta tensione protesa a tutelare la parte rappresentata – affondano la loro natura presumibilmente in una diversa visione del quadro giuridico che disciplina il fenomeno dell’usura, sia nei riflessi civili che in quelli penali. 

Rimane talvolta difficile separare e distinguere le problematiche connesse all’usura dalle problematiche più civilistiche dell’anatocismo e della corretta applicazione delle CMS, con le quali frequentemente si intrecciano. 

Pur nei limiti posti dal ruolo del Consulente Tecnico d’Ufficio, questi non può che improntare le metodologie e i procedimenti di calcolo in funzione del quadro giuridico che presiede la materia di calcolo, cogliendo lo spirito e l’intento perseguito dal quesito posto dal giudice, proponendo al più ipotesi alternative là dove l’espressione impiegata e/o una giurisprudenza non compiutamente consolidata danno adito a soluzioni di calcolo diverse. 

In questa prospettiva si riportano qui di seguito alcune considerazioni e riflessioni che perseguono l’intento di ricercare ed individuare i presupposti metodologici che meglio rispondano al dettato normativo.